Michelangelo
Michelangelo
La nostra riproduzione di un dettaglio della Cappella Sistina
Firenze non fu solo la culla del Rinascimento, ma anche quella del genio di un grandissimo dell'arte, Michelangelo Buonarroti. Qui, Michelangelo venne influenzato dalle opere di artisti quali Masaccio e Giotto e fu proprio attraverso la copiatura incessante dei loro capolavori che il giovane apprendista imparò tecnica ed impostazione pittorica.
Al giorno d'oggi, definiremmo Michelangelo un adolescente difficile: decise di abbandonare la scuola contro il volere del padre, per entrare a far parte della bottega di uno degli artisti più rispettati del suo tempo, Il Ghirlandaio, particolarmente conosciuto proprio come pittore d'affreschi. Fedele alla sua fama di enfant terrible, Michelangelo decise di lasciare l'apprendistato con il famoso artista dopo un anno soltanto: aveva deciso che la pittura non faceva per lui e che il suo talento doveva esprimersi attraverso l'arte plastica della scultura. Imparò i capisaldi di quest'arte antica osservando la perfetta plasticità delle sculture esposte nei bellissimi giardini della famiglia De' Medici; fu qui che Lorenzo De' Medici lo conobbe e, estasiato dal suo talento, gli aprì le porte del suo palazzo, "come se fosse un figlio".
Alla morte del Magnifico, nel 1402, le redini del potere Fiorentino passarono nelle mani del figlio, Piero: fu immediatamente evidente che il figlio non era fatto della stessa pasta del padre. Piero fu incapace di contenere l'ascesa del monaco Girolamo Savonarola e dei suoi seguaci nell'ambiente politico e sociale della città e questo ebbe influenze notevoli anche sulla vita artistica di Firenze. Savonarola ed i suoi, infatti, erano profondamente critici verso lo stile artistico Fiorentino del tempo.
Quanto era differente Piero dal padre Lorenzo: la forza ed il carisma del Magnifico erano perdute nell'animo del figlio, che non fu solo incapace di limitare i danni socio-culturali del Savonarola, ma anche quelli politico-militari del re di Francia Carlo VIII, che nel 1494 inaugurò le cosidette Guerre d'Italia, conflitti combattuti sul suolo Italiano da potenze straniere, tutte desiderose di fare del Bel Paese una parte dei propri possedimenti.
Piero venne deposto da un'insurrezione dei Fiorentini, stanchi della sua debolezza e incapacità di governare.
All'epoca del regno di Piero De' Medici, Michelangelo aveva appena 19 anni: a causa del clima esplosivo nella città toscana, decise di lasciarla a malincuore e si diresse prima a Bologna, poi a Roma, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita. Proprio come oggi, Roma era uno scrigno meraviglioso pieno di tesori d'arte, un luogo ideale per Michelangelo in cui proseguire gli studi. Come a Firenze, il giovane Buonarroti mantenne il proprio interesse sulla scultura.
Le sue prime opere scultoree furono il Bacco Ebbro e la Pietà che oggi conosciamo come "Vaticana", entrambe rappresentazione dei due aspetti della città di Roma: pagana e Cristiana, Romana e Papale. La Pietà, commissionata nel 1498, rimane ancora oggi una delle opere marmoree più belle della capitale e del mondo. Ovviamente, stiamo parlando della Pietà che tutti possiamo ammirare nella Basilica di San Pietro.
Michelangelo la scolpì all'età di vent'anni.
Nel 1508, Michelangelo si considerava ancora principalmente uno scultore. Nonostante ciò, firmò il contratto offertogli da Papa Giulio II per la decorazione ad affresco della Cappella Sistina. Michelangelo s'immerse completamente nel progetto, che completò praticamente da solo, senza l'aiuto di apprendisti o aiutanti. Nonostante ciò, l'artista ingrandì notevolmente il progetto, passando dalla rappresentazione iniziale dei Dodici Apostoli, a quella di più di trecento figure.
Come detto, Michelangelo apprese le tecniche d'affresco dal suo primo maestro, Il Ghirlandaio, a Firenze.
Il suo talento, già palese a tutti, divenne, se possibile, ancor più evidente dopo le opere di restauro alla Cappella Sistina degli anni '90, quando i restauratori si accorsero della rapidità di esecuzione del maestro e della sua incredibile precisione. Questo è stato possibile attraverso l'osservazione delle (invisibili a noi osservatori dal basso) giunture tra una sezione di intonaco e l'altro, che formano le varie sezioni in cui un affresco necessita essere diviso per essere dipinto. Michelangelo riuscì a dipingere la Sistina in soli quattro anni, tra il 1508 e il 1512.
Il restauro degli anni 90 fu necessario a causa dell'elevata quantità di polveri e agenti inquinanti che, col passare dei secoli, avevano ricoperto la superficie affrescata. Questo degrado fu causato dall'utilizzo secolare di candele e lampade al petrolio all'interno della cappella, ma anche dall'enorme quantità di sporco proveniente dalle strade di Roma, entrata attraverso le finestre.
Le cose sarebbero state, molto probabilmente, meno drammatiche per gli affreschi della Sistina se, nel XVIII secolo, non fossero stati ricoperti nella loro interezza da una sostanza allora considerata protettiva, ma che, in effetti, attirò fumi e sporcizia ancora di più, aumentando lo spessore della patina opaca eventualmente rimossa grazie ai lavori di restauro del 1990-1994, al termine dei quali la bellezza e brillantezza dei colori usati da Michelangelo riapparirono in tutta la loro grandezza.
Oggi, grazie alla tecnologia ed alla volontà comune di preservare e proteggere l'arte, sono state intraprese altre iniziative per conservare la bellezza della Sistina: un sistema di purificazione dell'aria contribuisce al ricambio dell'aria al suo interno ogni ora e un sistema di filtraggio della stessa permette di limitare la presenza di agenti inquinanti e di sporcizia provenienti dall'esterno.